Chi erano mai questi Florio?
Palermo, Sicilia
Itinerario attraverso la Palermo dei Florio. Osservando la realtà di Palermo, è molto difficile crederlo, eppure soltanto un secolo fa, il capoluogo siciliano si affacciava all’alba del Novecento come un attivo polo imprenditoriale e culturale.
Il rinnovamento economico e sociale della città di Palermo, dopo il periodo buio seguito all’annessione al Regno d’Italia, vide come attori protagonisti gli esponenti della famiglia Florio, originali di Bagnara Calabra, ed in particolare il capostipite Vincenzo e il fratello Ignazio.
Se oggi il nome Florio evoca forse soltanto quello delle cantine per la produzione del Marsala, bisogna, invece, ricordare che essi furono anche banchieri, armatori, industriali. Grazie alla loro attività, la città di Palermo riuscì ad affermarsi come esportatrice di prodotti lavorati, e non più di sole materie prime e prodotti agricoli. È indubbio anche il ruolo giocato dalla famiglia Florio nella vita artistica siciliana, in particolare nella diffusione di una nuova tendenza alla modernizzazione del linguaggio architettonico, verso quello che sarà poi definito “stile liberty o floreale”.
È possibile tentare di ricostruire un itinerario attraverso i “luoghi dei Florio”, molti dei quali ancora oggi esistenti a Palermo, seppure con funzioni diverse rispetto a quelle originarie, oppure tristemente lasciati in uno stato di abbandono.
Il nostro tour virtuale (ma che può essere concretamente effettuato, magari armandosi di una pianta della città e di una buona macchina fotografica, nonché di comode scarpe da passeggio) comprende alcuni dei luoghi più significativi della vita e dell’attività dei Florio a Palermo: a partire dalla ex-drogheria Florio, in via Materassai, a pochi passi da Piazza San Domenico, in direzione del porto della Cala. È in questo semplice edificio che ebbe inizio la fortuna imprenditoriale della dinastia; oggi ospita alcuni uffici e persino un locale notturno.
Si passa alla Tessoria del Pegno, antica filanda di cotone, situata in via Angiò, nei pressi della Fiera del Mediterraneo; bella ed elegante palazzina a due piani, con un ampio giardino interno; oggi ospita l’Istituto dei Ciechi “Florio”, voluto da Ignazio stesso.
È consigliabile anche una breve sosta a Piazza Principe di Camporeale, un tempo grande parco di proprietà dei “nostri”, dove è possibile riscoprire due splendidi edifici: il Villino Florio e la Residenza della famiglia nel rione detto dell’Olivuzza. Il primo, accessibile da viale Regina Margherita, fu realizzato su progetto dell’architetto Ernesto Basile nel 1900 in stile neo-gotico. È oggi di proprietà della Regione Siciliana, ma, essendo in attesa di interventi di restauro, non è visitabile. Vale la pena, comunque, osservarne l’esterno, con la sua struttura articolata e medievaleggiante che ne fa un unicum nel suo genere. L’altro edificio, sempre all’Olivuzza, è la ex-residenza dei Florio, elegante palazzina dalla facciata regolare e sobria, che racchiude al suo interno degli splendidi ambienti con decorazioni pittoriche e in stucco di pregevole qualità. Situata in piazza Sacro Cuore, è oggi la sede dell’Ordine degli Architetti; quindi se siete membri del “clan dei progettisti”, ma anche se non aspirate a diventarlo, approfittatene per visitarla.
Infine, è opportuno segnalare alcuni siti esterni al centro storico della città: la ex-Chimica Arenella e la casa sul mare detta dei “Quattro Pizzi” (presenta infatti quattro alte torrette angolari), situate nella borgata dell’Arenella, dove i Florio possedevano uno stabilimento chimico e dove risedettero, seppure per un breve periodo.
E poi, ultimo ma non per questo meno importante, il Grand Hotel Villa Igiea all’Acquasanta, capolavoro di Ernesto Basile; nato come sanatorio di lusso per i malati di tubercolosi, è oggi uno dei più eleganti alberghi della città. Se proprio non volete spendere una cifra esorbitante prendendo una costosissima ma lussuosissima camera, potete sempre accontentarvi di visitare il giardino e il Salone Basile, decorato con raffinati affreschi di Ettore De Maria Bergler. Oppure, se è una bella giornata, potete avventurarvi sul traballante moletto del porto dell’Acquasanta, da dove, tra barche e panfili, potrete avere una veduta prospettica “dal basso” del Grand Hotel e del suo giardino a terrazze che si ergono maestosi sullo strapiombo roccioso.
Forse, dopo questo breve tour evocativo, molti non si chiederanno più “chi erano mai questi Florio?” e, magari, andranno alla scoperta de altre testimonianze (e ce ne sono davvero tante) lasciateci da questa sorprendente dinastia.
[ Autore: Valeria Puccio ] Pubblicato: 21/02/2010 Letto: 6758 volte