La Via Francigena, da Canterbury a Roma sulle orme di Sigerico
Itinerario Culturale del Consiglio d'Europa. La Via Francigena è costituita da un insieme di antiche vie che portavano ai tre luoghi sacri per i cristiani: Santiago de Compostela, Roma e Gerusalemme.
Tante erano e sono le possibili varianti di questi percorsi, tuttavia, le testimonianze lasciate dall’arcivescovo di Canterbury, Sigerico, durante il suo pellegrinaggio verso Roma rappresentano una delle documentazioni più attendibili e complete. Per questo motivo la Via Francigena, riconosciuta come “Grande Itinerario Culturale del Consiglio d'Europa”, coincide, in larga parte, con il tragitto da lui istituito.
Sul finire del X secolo Sigerico partì da Canterbury per recarsi a Roma, dove ricevette il pallio, un paramento liturgico riservato agli arcivescovi, e percorse l’intero tragitto a piedi, annotando sul suo diario le 79 tappe del suo itinerario (lungo circa 1800 Km) attraverso Inghilterra, Francia, Svizzera e Italia. Di queste 79 località attraversate da Sigerico, trentadue sono le città più note, vediamone alcune.
Nella cattedrale “Christ Church” di Canterbury è indicato proprio il “Km 0” ovvero il punto di partenza del faticoso ma appagante viaggio verso Roma. La stessa città di Canterbury rappresenta il punto di arrivo dei pellegrinaggi verso la tomba di Thomas Becket, arcivescovo cattolico e santo inglese che venne ucciso nel 1770 da quattro sicari del re Enrico II.
Percorrendo la contea del Kent, quindi la North Downs Way, per circa 20 km Sigerico arrivò a Dover, qui si imbarcò ed attraversò il Canale della Manica fino a raggiungere la regione francese Nord-Pas-Calais e sostando a Calais. In circa 30 giorni il vescovo percorse l’intera Francia superando le regioni Champagne-Ardenne, Picardie e Franche-Comté e facendo tappa nelle località di Bruay, Arras, Reims, Châlons-sur-Marne, Bar-sur-Aube, Besancon e Pontarlier.
Arrivato a questo punto Sigerico varcò la frontiera Svizzera, valicando i monti del Giura, e raggiunse il suggestivo lago di Losanna. Sostò a Losanna e Montreux, costeggiando il Lac Lèman ed infine raggiunse Orsières attraversando i cantoni Vaud e Vallese e la valle del Rodano. Da qui raggiunse il passo montano del Colle del Gran San Bernardo ed il confine con l’Italia.
Lasciatosi alle spalle già metà del percorso, Sigerico superò la frontiera italiana. Nel tratto che percorre la penisola italiana la Via Francigena passa attraverso sette regioni: Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Lazio per un totale di 44 tappe.
Nell’impervia Valle d’Aosta il nostro pellegrino sostò a Saint-Rhémy-en-Bosses, da lui indicata come Sce Remei. Da lì ripartì alla volta di Aosta che all’epoca faceva parte del Regno di Borgogna e percorrendo un tratto dell’attuale autostrada A5 Torino Aosta raggiunse Montjovet.
Il tratto successivo della Via Francigena, ovvero quello che collega la bassa Valle d’Aosta al territorio biellese, è chiamato “Tratto Canavesano” ed è lungo circa 40 km. Esso si snoda tra Pont Saint Martin, ultima località in territorio valdostano, Carema, prima cittadina piemontese, Settimo Vittone, Borgofranco d’Ivrea, Montalto Dora, Ivrea, Burolo, Bollengo, Palazzo Canavese, Piverone, Viverone e Cavaglià.
Superato questo tratto paesaggistico e molto più agevole rispetto a quello precedente Sigerico decise di raggiungere Vercelli passando per Sca Agath ovvero la moderna Santhià. Altri viandanti avrebbero di certo preferito altre soluzioni allungando di qualche chilometro il percorso ma evitando il pericoloso tratto tra Ivrea e Vercelli storicamente tartassato da continue lotte tra le due città.
Una volta raggiunta Vercelli, Sigerico era ormai prossimo al confine con la Lombardia; il tratto lombardo della Via Francigena è lungo circa 140 km ed attraversa 20 comuni appartenenti alle province di Pavia e Lodi, tra cui: Palestro, Robbio, Mortara Tromello, Santa Cristina e Senna Lodigiana.
A questo punto il nostro pellegrino si trovò davanti a uno degli spettacoli più sorprendenti ed impervi di tutto il tragitto: il Po. Sigerico guadò il Po su una piccola barca in corrispondenza delle località di Corte Sant’Andrea (versante nord) e Calendasco (versante sud), alla confluenza tra Po e Lambro. Ancora oggi quest’area è conosciuta con il nome di “Guado di Sigerico” e una barca attende i pellegrini per traghettarli dalla Lombardia all’Emilia Romagna.
Le tappe emiliane furono: Piacenza, Fiorenzuola d’Arda, Fidenza, Parma, Fornovo di Taro, Medesano e Berceto seguendo la linea disegnata dall’Appennino Tosco Emiliano. Una volta giunto a Berceto Sigerico attraversò il Passo della Cisa sul Monte Bardone, un confine naturale tra Emilia Romagna e Toscana nonché tra alta Val Taro e Lunigiana.
In quest’area dove Liguria e Toscana si intersecano e si confondono Sigerico attraversò prima Pontremoli e Aulla, in provincia di Massa - Carrara, poi lambì la riviera di Levante sostando a Luni, in provincia di La Spezia.
Entrò così definitivamente in Toscana, ormai lontano solo 380 km da Roma.
In Toscana l’arcivescovo di Canterbury si fermò a Camaiore e Lucca. Attraversò l’Arno tra Fucecchio e San Miniato, poi raggiunse le località di Castelfiorentino, San Gimignano, San Ginesio, Colle di Val d’Elsa, Monteriggioni e Siena. Qui si trovò immerso nello splendido paesaggio collinare della Val D’Orcia e sostò a San Quirico d’Orcia ed Abbadia San Salvatore costeggiando e attraversando l’antica via Cassia che collegava Roma a Firenze.
Superata la località di Piancastagnaio Sigerico valicò il confine con il Lazio e raggiunse Acquapendente, nell’alta Tuscia. Dopo circa 15 km, in direzione sud, si trovò nei pressi del Lago di Bolsena e qui sostò prima di riprendere l’ultimo tratto del suo percorso che lo avrebbe condotto a Roma attraversando i comuni di Montefiascone, Viterbo, Sutri e la Valle di Baccano.
[ Autore: Ilaria Frapiccini ] Pubblicato: 24/09/2012 Letto: 3005 volte